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Mare della Tranquillit

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Ti sei ripresa la luna, quella dei crateri e dei sassi,

della polvere a pioggia. Ora ci abiti, nell’appartamento

con vista sul mare della Tranquillità, con la tua vecchia

Terranova e gli abiti succinti di gioventù tradita.

 

Ora che puoi vedere la tua coscienza alleggerirsi

e la verità evaporare, ora che puoi affacciarti al balcone

la sera per ammirare da lontano la terra e i tuoi peccati,

 

ora che nessuno può dirti a cosa pensare e dove affondare

i tuoi morsi, ora che il tempo è solo un’ipotesi a gettone,

ti accorgi che non hai più nessuno al tuo fianco.

 

Se non i pensieri a strascico, le immagini sfocate,  il cuore

che dispensa sbadigli, la roccia che non muore e che regge

al respiro del vento. Se non quel fermo immagine che più

non ti spaventa e l’ansia che declina al passato i tuoi sogni.

 

Il senso ti è noto. E’ la desolazione, il vuoto, la scia dei perché

senza risposta, il susseguirsi di volti informi e spenti.

E’ la morte che viaggia in terza classe quando tu hai acquistato

il biglietto di prima, l’ombra che ti segue da lontano o il più

prossimo dei ricordi e il gioco di fiabe dell’infanzia.

 

Ti sei persa pure la luna, sperduta tra gocce di stelle

e fili di luce spettrale, sentieri scoscesi e scansioni di memoria.

Non c’è l’orizzonte oppure non lo vedi in questa oscurità,

non c’è più l’anima a indirizzare i sensi: c’è solo l’oblio

in cui affogare i frammenti e tormenti di vite passate.

 

 Abraxas - 23/05/2016 12:21:00 [ leggi altri commenti di Abraxas » ]


Nella vita reale tutto ciò che potevo fare l’ho fatto e pure pagato a caro prezzo. Non è bastato e me ne sono fatto una ragione. E’ più complicato, invece uscire dai " canoni poetici". E’ quel modo di scrivere versi che sento dentro. Un’alternativa, però, l’ho trovata: scrivere racconti, raccontare storie basate sull’ironia e sul sorriso. Cambiando totalmente lo stile di scrittura: in prosa è più facile. Forse perchè non è così necessario scavare dentro l’anima e far uscire " il male di vivere". E’ il massimo dell’equilibrio che sinora sono riuscito a raggiungere, ma del futuro, per fortuna, non c’è certezza.

 Cristiana Fischer - 23/05/2016 11:49:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

Mi viene da risponderti che è questa natura "formale"- cioè ricevuta, a cui conformarsi, delle immagini e perifrasi del tuo stile - l’aspetto visivo, l’avatar, di un sentimento che, come tu scrivi, non è mai realtà e non muore mai, per "ragioni" che a volte sono "alibi", una sospensione da cui non si può uscire per toccare terra.
Capisco che lo canti Venditti, ma capisco anche che il confine tra realtà e immaginazione meriti di essere segnato, soprattutto quando l’immaginazione è seguire vecchi binari (in tempi di tunnel spaziotemporali).

 Abraxas - 23/05/2016 11:28:00 [ leggi altri commenti di Abraxas » ]


" Ci sono amori che fanno giri immensi e poi ritornano" canta Venditti. E’ questa la storia di cui parlo nei miei testi, un amore che torna a ondate, che non muore mai, ma che mai è realtà. Per tante ragioni, a volte fondate, spesso per degli alibi. E’ questa sospensione, di una storia mai finita, che non puoi lasciarti alle spalle, a fare più male. Poi e qui hai ragione è nascosta tra immagini, più o meno formali, ma l’astio talora viene fuori e picchia duro.

 Cristiana Fischer - 22/05/2016 12:53:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

Potrebbe quasi sembrare un testo di "genere", stile De André, una signora ambiziosa e delusa, troppo fiduciosa in superbia di giovinezza, mai davvero maturata, invecchiata stanca e malamente ecc.
Ma l’animosità presente ha accenti veri: gli "sbadigli" dell’età, e la "roccia" su cui, pare, può poggiare, e "l’ansia che declina al passato i tuoi sogni".
Mi è difficile separare, nelle tue poesie, il formalismo che riveste i contenuti di una reale esperienza e riflessione. Ma potrei essere in una posizione estranea e non comprendere affatto quello che scrivi.

 Klara Rubino - 21/05/2016 19:02:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

Questa poesia è scritta con l’anima,pare essere la voce di un vento notturno,chiara nel silenzio,dal tono basso e deciso.
Mi ci ritrovo completamente,tanto che mi ha mostrato una desolazione mia,tanto profonda da celarla anche a me stessa.
Non voglio morire senza aver imparato a vivere,senza aver sentito la paura di perderla che ti fa capire quanto mai, quanto ami la vita.
A quello scoglio che non muore e resiste al vento,mi ci aggrappo.

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