LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Abraxas
|
|||||||
Ti sei ripresa la luna, quella dei crateri e dei sassi, della polvere a pioggia. Ora ci abiti, nell’appartamento con vista sul mare della Tranquillità, con la tua vecchia Terranova e gli abiti succinti di gioventù tradita.
Ora che puoi vedere la tua coscienza alleggerirsi e la verità evaporare, ora che puoi affacciarti al balcone la sera per ammirare da lontano la terra e i tuoi peccati,
ora che nessuno può dirti a cosa pensare e dove affondare i tuoi morsi, ora che il tempo è solo un’ipotesi a gettone, ti accorgi che non hai più nessuno al tuo fianco.
Se non i pensieri a strascico, le immagini sfocate, il cuore che dispensa sbadigli, la roccia che non muore e che regge al respiro del vento. Se non quel fermo immagine che più non ti spaventa e l’ansia che declina al passato i tuoi sogni.
Il senso ti è noto. E’ la desolazione, il vuoto, la scia dei perché senza risposta, il susseguirsi di volti informi e spenti. E’ la morte che viaggia in terza classe quando tu hai acquistato il biglietto di prima, l’ombra che ti segue da lontano o il più prossimo dei ricordi e il gioco di fiabe dell’infanzia.
Ti sei persa pure la luna, sperduta tra gocce di stelle e fili di luce spettrale, sentieri scoscesi e scansioni di memoria. Non c’è l’orizzonte oppure non lo vedi in questa oscurità, non c’è più l’anima a indirizzare i sensi: c’è solo l’oblio in cui affogare i frammenti e tormenti di vite passate.
|
|